giovedì 19 ottobre 2017

ITALIANO, NON ITALICO

Mercoledì 17 ottobre sono tornato allo Sporting Club di Monza per ITALIANO, NON ITALICO: viaggio tra i Riesling Renani prodotti in territorio italiano. Otto vini degustati alla cieca per provare a comprendere le peculiarità di alcuni tra i migliori Riesling nostrani.
L'Italia è tra le ultime arrivate al mondo in fatto di valorizzazione del riesling renano e fino a pochi anni fa il significato stesso della parola “riesling” era – in parte lo è tuttora - addirittura misterioso e fonte di equivoci (il riesling italico non c'entra nulla con il riesling renano).
In Italia ne sono presenti solo circa 330 ettari, che mettono il nostro paese in una posizione marginale nella mappa mondiale del vitigno. Negli ultimi venti anni l'interesse è aumentato notevolmente, ma dal punto di vista produttivo parliamo di una nicchia di pochi ettari confinata in un ristretto numero di territori.


Numeri a parte, i riesling italiani riescono, nei diversi territori di produzione, ad esprimere caratteri chiari, forti e riconoscibili che li possano rendere unici e affascinanti? La risposta è sì, con profili – rigorosamente secchi, trocken - che si muovono tra lampi di freschezza minerale acido-sapida (in genere più sapida, che acida) e soprattutto strutture calde e ariose, a volte balsamiche, di generosità quasi mediterranea e persino...tropicale.
Grazie all'ospitalità ed all'organizzazione, come sempre impeccabile, dei bravi e preparatissimi degustatori di ONAV Monza, guidati dal vulcano Daniela Guiducci, è stato intrigante scoprire nei vari bicchieri tratti caratteriali unici. Talvolta più legati al territorio, altre volte all'annata, in altri casi ancora alle scelte vendemmiali e di cantina, ma sempre sotto il segno inconfondibile del Riesling, re delle sfumature, mutevole e sensibile agli input pedo-climatici come nessun altro.


Più in dettaglio, partenza con il Langhe Riesling 2014 di Poderi Colla, figlio di un'annata “piccola” e sottile che marca a fondo il vino. Il naso si esprime su un versante freddo-minerale, poi agumato e con toni “verdi” di erbe aromatiche, ma con l'ossigenazione perde squillantezza; bocca dal profilo molto sottile e semplice, con finale corto. Bevuta fresca a tavola può dare soddisfazioni, buon rapporto qualità/prezzo (12-14 € in enoteca).



A seguire l'intruso della serata, ovvero l'unico non italiano, il Riesling trocken 2013 di Bassermann-Jordan, il vino-base di questa storica azienda del Pfalz. Iniziale lieve chiusura sulfureo-gassosa, sfondo d'arancia e floreale che con i minuti vira verso il frutto tropicale (ananas); bocca che attacca morbida e trova slancio anche grazie alla lieve carbonica, ma senza trovare una quadratura gustativa armonica.



Con il terzo vino, Riesling 2015 di Befelhof, andiamo agli albori contemporanei della rinascita del Riesling Valvenostano, perché Oswald Schuster è stato il primo in zona a ripiantare riesling nei primissimi anni '90. Sbuffi lievitosi, di paglia, anche qui un tocco agrumato; dinamica gustativa che attacca polposa, si allarga, finisce appena troppo presto mancando un po' di allungo acido, ma chiudendo con buona sapidità.



Con il quarto vino ci spostiamo in Valle Isarco e raggiungiamo il primo picco della serata: Valle Isarco Kaiton 2015 di Kuenhof. Una riuscita particolarmente felice di una tra le etichette di riferimento del Riesling italiano. Rispetto ai tre vini precedenti pare quasi sommesso al naso: grande finezza di tocco tra erbe, roccia bagnata e frutto, ma al momento è soprattutto in bocca dove riesce ad esprimersi al meglio: attacca deciso e si sviluppa inesorabilmente elegante con grande lunghezza; teso, essenziale e salato, ha un finale da fuoriclasse. Anche qui da sottolineare il prezzo, perché difficilmente supera i 18-19 € in enoteca, e li vale veramente tutti.



Ancora Piemonte con il quinto vino, e torniamo nelle Langhe, ma stavolta in quelle Monregalesi e soprattutto in un'annata più calda rispetto a quella di Poderi Colla. Il Langhe Riesling Herzu 2015 di Germano esprime esuberanza fruttata (una mela verde quasi balsamica su tutto) con cenni speziati e floreali (lavanda), senza che con il passare dei minuti il profilo cambi sensibilmente. Bocca vouminosa e calda, grassa ma salata, ancora un po' compressa.



Si prosegue con un altro picco tornando in Val Venosta, con una grande versione del Val Venosta Windbichel 2015 di Unterortl. Così come Kaiton 2015 è essenziale e diritto, questo è apparentemente barocco nei tratti fruttati avvolgenti di pesca e albicocca che sfociano quasi nel mango, molto espansivi e suadenti. Il palato mantiene peso e volume, ma con uno sviluppo deciso e molto saldo che non fa una piega grazie a una sapidità che ravviva il sorso dall'inizio alla fine.



Alla cieca in pochi riconoscono che il vino n. 7 è ancora Valle Isarco Kaiton, ma in versione 2013. Il naso mostra i primi cenni evolutivi sottoforma di maggior apertura e note idrocarburiche, completate da toni affumicati, di selce, pesca bianca e scorze di arancia. Con il passare dei minuti escono anche note leggermente balsamiche. In bocca mostra appena più struttura del 2015 in un contesto che, come il precedente, esprime grande forza e vigore salato.



Chiusura con l'unico vino dell'Oltrepò Pavese, territorio dove il Riesling, grazie ad alcuni felici interpreti, sta pian piano ritrovando slancio. L'Oltrepò Pavese Riesling 2010 di Calatroni (che produce anche una bella versione “base” chiamata Campo Dottore, assaggiare il 2016 per credere) è una selezione di uve parzialmente vendemmiate in surmaturazione, scelta che accentua le sfumature mature e calde tipiche dei Riesling oltrepadani. Subito al naso emergono note di mela matura, ma presto si apre un mondo olfattivo più variegato, anche se sempre giocato su sensazioni dolci-mature: croccantino, miele, idrocarburi. Il palato è grintoso, ricco e salato, di buona articolazione.
(Photo Credit: Onav Monza)



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