martedì 14 luglio 2015

Landò

Torniamo in Oltrepò, a Mairano di Casteggio, in quel bellissimo posto che è Le Fracce, azienda vitivinicola ma anche tanto altro: sede locale del F.A.I., della Fondazione Bussolera Branca, di un bel museo di carrozze antiche e di un'affascinante collezione di auto d'epoca. Il tutto immerso in un parco di alberi secolari. Andateci senza indugi, è un posto arioso e rilassante sulle prime colline sopra Casteggio: una boccata d'aria fresca e una valida possibilità per fuggire dal caos.
E ci torniamo per una verticale (parziale, sei annate) del Riesling "Landò", tra i Riesling di riferimento in zona.
Non è la prima volta che Le Fracce compare su queste pagine, ne avevamo infatti già parlato qui, descrivendo l'annata 2010 del Landò, vino prodotto dal 1993 anche se solo dal 2001 porta il nome attuale, che indica un antico modello di carrozza.
 
 
Il Landò proviene da due diverse sottozone, Mairano (argille rosse) e San Biagio (argille e sabbie con vene calcaree), anche se negli anni la provenienza delle uve si è sempre più concentrata su San Biagio, dove si trova il più alto vigneto di Casteggio, esteso per 1,40 ettari a 350 metri s.l.m., prima del bosco ai piedi del Monte Ceresino.
 
Il vino viene prodotto da vigne piantate tra la fine degli anni '80 (Mairano) e i primi anni '90 (San Biagio) con cloni alsaziani.
In cantina macerazione a freddo prima della pressatura e successivo affinamento sulle fecce in acciaio nel periodo pre-imbottigliamento. Produzione annua che in genere varia dalle 9.000 alle 14.000 bottiglie, anche se in alcune annate passate (vedi '96) si è sfondato il tetto dei 18.000 pezzi.
Alla verticale di sei annate (tre recenti, tre più stagionate) oltre ai due giardinieri hanno partecipato il direttore di produzione Pietro Dilernia, in azienda dal 1992, e il direttore tecnico Roberto Gerbino, qui dal 1999, che ringraziamo per l'ospitalità e la grande disponibilità.
 
Roberto Gerbino, a sinistra, e Pietro Dilernia, a destra
 
2014
Imbottigliato ad inizio aprile 2015.
Nonostante il recente imbottigliamento il naso è già su buoni livelli di espressione. Bel frutto agrumato nitido con sensazioni di arancia e caramella al limone, poi floreali e di erbe aromatiche con sfumature quasi balsamiche (citronella, menta). Al palato polpa e freschezza (tra le due prevale la freschezza, qua e là quasi citrina) che lasciano pensare ad un buon potenziale di invecchiamento.
 
2012
Note più evolute, o meglio, di espressività più matura con carattere idrocarburico che ha iniziato a prendere il sopravvento, ma anche toni agrumati e di sasso bagnato; palato sapido, pieno, ma un po' meno compatto del precedente, più caldo e con qualche sbuffo alcolico che tende a sbilanciare l'armonia generale.
 
2010
Riassaggio a distanza di due anni per una delle migliori riuscite in casa Le Fracce sul versante Riesling, figlio di un'annata più fresca rispetto al campione del 2012, che ha reso più lenta e graduale l'evoluzione gusto-olfattiva. Agrumi e scie elegantemente tropicaleggianti al naso, ma soprattutto una trascinante vigoria salata in bocca che dà sprint e allunga la progressione gustativa. Dinamico, saporito e roccioso.
 

2001
Salto nel tempo, fino alla prima annata che ha avuto il privilegio di chiamarsi Landò.
All'inizio note di confettura di albicocca e di susina, poi fiori macerati, idrocarburi, lievi toni canforati; naso complesso. Bocca diritta e integra, di impatto e sviluppo ancora freschi.
 
2000
Annata in cui, a causa di una grandinata che ha colpito la zona di S. Biagio, il Landò è stato prodotto più che altro con le uve di Mairano.
Colore dorato carico evoluto; lì per lì al naso note torbate e leggermente fumè, poi miele di castagno, panettone, croccante alla nocciole. Bell'impatto ai primi sorsi, perché se il colore "caldo"/evoluto può lasciar presagire meno sprint, il palato è invece fresco e giocato su più dimensioni (polpa rotonda, sapidità, acidità, ritorni aromatici) che lo articolano.
 
1996
Dopo quasi venti anni di vino il tappo può fare la differenza, le diversità tra bottiglia e bottiglia possono essere significative ma, come dice Gerbino riferendosi al campione di 1996 stappato oggi: "stasera è bravo".
Colore dorato molto carico, simile a quello del 2000. Appena versato lieve nota di crosta di formaggio presto surclassata da aromi che spaziano dalla confettura di rabarbaro, al bergamotto candito e a sfumature da distillato, poi cappero sotto sale. Bocca viva con tratti di salinità felpata molto incisiva che si riverbera nel finale.
Profilo che in generale alterna tratti ossidativi a tanta salinità, per quello che oggi è diventato un intrigante e piacevolissimo vino da meditazione sui generis.
 


Vittorio Barbieri (ha collaborato Alberto Alfano)

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