domenica 11 agosto 2013

TENSIONI

Finalmente, l'Alsazia.
Eran mesi, ormai, che qui nel Giardino si diceva: e l'Alsazia? Dobbiamo parlare dell'Alsazia, non possiamo non parlare dell'Alsazia! Non si può parlar solo di Mosella e di Italia (a proposito, e l'Alto Adige? La Val Venosta? Pazienza che ci arriviamo...).


In effetti, la settimana scorsa avevamo promesso un approfondimento sul Grand Cru Eichberg e su Paul Ginglinger...e invece abbiamo rimandato la degustazione di queste bottiglie recuperate nel luogo di produzione a data imprecisata, ma non ci siamo fatti mancare l'Alsazia.
Così, grazie alla complicità di Tiziano e Serena della Locanda dei Briganti di Veggiola (Pc), in un caldo ma-non-troppo giorno preferragostano sulle prime colline piacentine della Val Riglio, abbiamo “ripiegato” su una degustazione in cui i Cru, i produttori e le annate si sono mescolate senza criteri obbligatoriamente razionali. Sì, avete capito: un cazzeggio estivo in cui, alla fine, si è perso il conto delle bottiglie (assaggiate non alla cieca).
Il pranzo ha avuto diversi fili conduttori come la cipolla, un cinghio-maiale più maiale che cinghiale e il fegato (quello del cinghio-maiale e di riflesso pure il nostro) e merita un ulteriore approfondimento di cui vi daremo presto conto, ma per il momento ci teniamo a parlarvi dei vini di un'azienda in particolare.
 
L'AZIENDA
È da un po', soprattutto da Sorgente del Vino 2013, che si voleva parlare dell'azienda “Paul Kubler” di Soultzmatt. A Piacenza i vini di Philippe ci avevano convinto per la personalità decisa che non indugia in smancerie zuccherine. Vini diritti, essenziali, di bella tensione gustativa, oltre che nitidi e precisi.


Tensione che sembra percorrere i vini assaggiati qui e nelle precedenti occasioni, a volte più rilassata e più pacata, altre più violenta, ma mai fuori controllo, sempre lì a dare sprint e slancio.
Si tratta di un'azienda storica, visto che la famiglia vanta inizi nel 1620, anche se la forma aziendale attuale risale al 1947.


Oggi Philippe incarna la terza generazione dal secondo inizio (la 13esima dall'inizio della saga viticola familiare) e, dopo essere stato allievo di Denis Dubourdieu a Bordeaux, esperienze in Borgogna e, nel 2002, a Cloudy Bay in Nuova Zelanda, nel 2003 inizia a lavorare in casa, prendendo un anno dopo le redini dei 9 ettari totali (il 30% coltivato a riesling) gestiti in ottica “naturale”.

 
Oltre a una parcella nel Grand Cru Zinnkoepflé, i Kubler vantano alcuni lieu-dit di pregio, come Breitenberg, esposto a sud su un suolo di arenaria fortemente calcarea molto adatto al riesling.
In cantina si lavora con lieviti naturali e lunghi affinamenti sulle fecce in botti grandi come da miglior tradizione locale.

I VINI
Riesling K 2011
La lettera “K” (iniziale del cognome Kubler) identifica la linea d'approccio, i vini più semplici e immediati, quotidiani.
Frutto gradevole e preciso, florealità, poi lieve mineralità che emergono in un naso già abbastanza espresso, ma giovane, che ha ancora da dare in distensione e apertura. Nel complesso, profilo lineare, piacevole, molto bevibile, grazie a uno sviluppo gustativo sufficientemente teso e salato e a un finale pulito con acidità ben integrata.

Riesling Breitenberg 2010
Naso agrumato (note di limone verde), frutto vivo slanciato, speziature e in generale olfatto più minerale e meno floreale del precedente.
L'attacco al palato lì per lì esibisce polpa e grassezza, ma subito emerge una grande e sferzante energia citrina, quasi aggressiva e da far schioccar la lingua, figlia dell'annata.
Al momento quindi, nel quadro gustativo, prevale questa freschezza acida affilata che invoglia al riassaggio tra un paio di anni, quando probabilmente la progressione troverà ancora più ritmo e dinamismo.


 
A breve torneremo con nuovi racconti alsaziani, dall'Alto Adige (in ottobre tutti a Naturno per LE GIORNATE DEL RIESLING), dall'Oltrepò, dalla Mosella, dal Pfalz...continua...
 
Vittorio Barbieri

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