martedì 2 luglio 2013

SONNENFEUER


Oggi ci spostiamo in un'area, la Ruwer, che si sviluppa lungo il corso dell'omonimo affluente della Mosella e di cui, fino ad ora, non abbiamo mai parlato. Meglio tardi che mai.
Per assaggiare con calma le bottiglie siamo stati ospiti di Antonio Panigada, bravo e appassionato vignaiolo in quel di San Colombano.
Quando si parla genericamente di Mosella si tende ad infilare nel calderone anche le due sottozone della Saar e, appunto, della Ruwer, più defilate, piccole e fredde della Media Mosella.
La Ruwer ha convissuto a lungo con un problema storicamente riscontrabile anche nella Saar: la non sempre scontata maturazione delle uve, resa difficile dalla maggiore scarsità di raggi solari rispetto alla Mosella Centrale. Da anni la situazione è cambiata e le vendemmie ora sono meno complicate, al punto che, quando le maturazioni sono ottimali, ci si trova di fronte ad alcuni tra i migliori vini tedeschi, soprattutto in termini di grazia ed eleganza.
È un territorio in cui i fragili equilibrismi gustativi del Riesling si fanno in qualche modo più reali, cioè più rischiosi ed estremi. O la va, o la spacca, insomma. Un oscuro poeta del luogo, per descivere i vini qui prodotti, ha scritto: 'Sonnenfeuer, sternengold, kuhlen mondlichtschein'. Cioè: 'il fuoco del sole, l'oro delle stelle e il freddo del chiaro di luna'.
Due tra le aziende più rinomate da secoli sono: Maximin Grunhaus e Karthauserhof. Noi parleremo di entrambi, ma ci soffermeremo più che altro sulla prima.



L'AZIENDA
Maximin Grunhaus - Mertesdorf
Uno degli aggettivi più usati nel RieslinGarten è “storico” (con tutte le varianti di genere e numero del caso) e una delle espressioni più abusate è “azienda storica”. Bene, la usiamo anche stavolta, e non potremmo fare altrimenti. Basti vedere la notevole etichetta vintage immutata da quasi 150 anni.


Qui prima c'era una Abbazia dedicata a San Massimino e ancora prima pare ci fosse una Villa romana, dove gli antichi romani producevano vino nelle anfore. Riesling vinificato e affinato in anfora?
Comunque, il primo documento certo che parla della Grunhaus risale al 966 e all'epoca era di proprietà del monastero benedettino di Trier. A fine '700 l'abbazia è ancora guidata dall'Abate di turno, poi il ciclone Napoleone e la secolarizzazione della Chiesa stravolgono le carte in tavola e fino al 1810 il luogo è di proprietà francese. In seguito viene venduto alla famiglia tedesca Von Handel, ma attraverso un matrimonio, nel 1882, subentra la famiglia Von Schubert che, tra le varie cose, cambia l'etichetta (tuttora in auge). Herr Carl Von Schubert, che ha discusso una tesi di laurea sulla sostenibilità economica delle viticolture eroiche in forte pendenza, incarna oggi la quinta generazione.


Una curiosità: l'azienda vanta il record per il più alto prezzo di un fuder (botte di legno da 1000 litri) battuto a un'asta. Nel 1923 l'Astoria di New York ha acquistato per 100.000 marchi (circa 2,5 milioni di € attuali) una botte di Herrenberg Trockenbeerenauslese. Se passate dalle parti dell'Astoria, fate un tentativo e chiedete se per caso ne fosse rimasta una bottiglia.
 
LE VIGNE
I vigneti, che si trovano accanto alla casa padronale, confinano tra loro sul lato sinistro della Ruwer ed ogni anno producono circa 200.000 bottiglie.
I Cru (tutti monopole) sono: Abstberg, Herrenberg, Bruderberg, che tradizionalmente avevano una destinazione d'uso specifica all'interno dell'Abbazia.
Abstberg (il Grand Cru), ad esempio, dava il vino preferito dall'Abate (praticamente il capo), che doveva bere un sacco, visto che la vigna si estende per circa 14 ettari! Vitata da circa un millennio, questa porzione di collina presenta un sottosuolo con ardesia grigio-blu del Devoniano (carattere ricorrente anche nel Bruderberg), esposizione sud est-sud ovest e una pendenza che a tratti arriva a toccare il 70%.
 
Dall'Abstberg
Herrenberg forniva il vino per i Maestri del Coro dell'Abbazia, e si estende per 19 ettari su ardesia rossa.
Infine Bruderberg, il più piccolo, solo 1 ettaro, da cui proveniva il vino per i monaci.
In generale, Abstberg tende a dare più complessità e ricchezza di sfumature, un'eleganza polifonica, mentre Herrenberg esprime una grande freschezza acida un po' meno sfaccettata. Nella degustazione odierna (e ricordando anche passate degustazioni dei vini di Von Schubert) sembrerebbe emergere il passaggio di consegne, avvenuto nel 2004, tra il vecchio e il nuovo direttore tecnico, con quest'ultimo che pare aver accentuato un'espressività più generosa dei vini. Ma necessiterebbero ulteriori assaggi per averne conferma.
I vigneti, inerbiti, sono concimati prevalentemente con sostanza organica senza usare pesticidi, né erbicidi e sono coltivati per il 94% a riesling anche se, nel 2007, dopo 150 anni, a Maximin Grunhaus è tornato il pinot nero
Le rese medie aziendali sono di 50 Hl/ettaro.
Dal 2004 Stefan Kraml dirige l'azienda a livello tecnico, in sostituzione dello storico direttore Alfons Heinrich, che dopo mezzo secolo di onorata carriera è andato in pensione.
In cantina, fermentazioni con lieviti spontanei all'interno di fuder di legno (che negli ultimi anni provengono da una foresta di proprietà) e acciaio inox. I vini solitamente restano sulle fecce fini fino all'imbottigliamento, che avviene senza chiarifiche.
 
Dettaglio della cantina di Maximin Grunhaus
 
LE ANNATE
Ci siamo concentrati in particolare sull'assaggio di vini del 2007 con qualche piccola incursione nel tempo.

2007
Stagione molto lunga. Primavera calda e secca che ha portato ad una fioritura anticipata (terza settimana di maggio), settembre e ottobre più freschi con vendemmia iniziata l'8 ottobre e durata tre settimane di clima bello, che ha dato uve sane e poca botrytis
La fase principale della vendemmia è terminata il 26 ottobre, per una resa finale di 58 hl/ettaro.
Non una di quelle annate dove si registrano record di acidità, di densità zuccherine o altro. “Solo” una mirabile armonia, dove tutto pare essere andato al posto giusto nel momento giusto.

2004
Prima annata per Kraml e subito una sfida impegnativa data dal tempo inclemente. Estate fresca e 'movimentata', piogge, inizio vendemmia nell'ultima settimana di ottobre (quindi ritardata). Rese finali di 45 hl/ettaro.

2003
Calda, molto calda (anche se le temperature di dicembre e inizio gennaio hanno permesso la produzione di Eiswein, con uve raccolte il 4 gennaio). Millesimo da predikat elevati e da vini dolci (sono stati prodotti anche TBA, una rarità in zona).
 
I VINI
Subito una nota a margine: in un paio di etichette degustate compare la dicitura 'Superior', da pochi anni utilizzata in azienda per indicare vini provenienti dalle vecchie vigne, anzi, dalle parcelle più vecchie delle parti migliori dei Cru. 'Superior' indica dunque una materia prima in qualche modo superiore, ma, vista la particolare storia aziendale, è anche un richiamo alle gerarchie dell'Abbazia, dove il termine 'Superior' indica l'Abate.
Come sempre abbiamo assaggiato alla cieca, stavolta immersi nelle storiche cantine sotterranee di Panigada, dal vago sapore moselliano, anche se nella foto qui sotto sembra più che altro di vedere all'opera torvi figuri in una bisca.
Iniziamo a raccontare proprio i due 'Superior', i vini più secchi in degustazione e con percentuale alcolica più elevata (11,5%):
 
I degustatori all'opera, il primo da destra è il padrone di casa Antonio Panigada
Herrenberg Superior 2007 - Maximin Grunhaus
Naso idrocarburico e gassoso in un contesto olfattivo un po' introverso, accompagnato da una lieve sensazione di tonno sott'olio. Bocca inquieta, austera e amarognola, dritta e molto viva.
 
Abtsberg Superior 2007 - Maximin Grunhaus
Naso complesso con note minerali affumicate, poi agrumate; in bocca è roccioso e acuminato, saporito, slancio e polpa trovano buone combinazioni. Più completo, compatto e sfaccettato del precedente.
 
Herrenberg kabinett 2004 – Maximin Grunhaus
Prima annata di Kraml. Colore giallo carico, caldo, che predispone a un vino molto ricco. Invece, il bicchiere apre sì su un naso quasi tropicale, ma ritmato da note di tè e cassis, anche agrumi. Palato polposo, con finale pulito e rinfrescante, solido e compatto.
 
Herrenberg kabinett 2003 - Maximin Grunhaus
Colore giallo verdolino quasi sorprendente pensando all'annata e facendo il confronto col più giovane 2004, tanto da far temere confusione nel servizio delle bottiglie. Ma non è così, allora si pensa alla possibile differenza di mano tra i due direttori tecnici (lo ricordiamo, questa è stata l'ultima vendemmia di Heinrich).
Nel bicchiere il vino fa emergere note prima agrumate, poi nocciolose e di erbe secche, mostrando un lato ossidativo inizialmente nascosto che pian piano emerge, mantenendo comunque un profilo teso e dinamico, sapido ma forse un po' corto nel finale, con un carattere generale di evoluzione ben controllata.
 
Abtsberg kabinett 2007 - Maximin Grunhaus
Naso mieloso, sui toni del biscotto di pasta frolla, 'dolce', carattere caldo-maturo; in bocca la polpa è solida e discretamente ricca, con bel contrasto dolce-acido e buon equilibrio complessivo.
 
Abtsberg spatlese 2007 - Maximin Grunhaus
Il pari cru e annata del precedente, ma di predikat diverso offre note più fresche, quasi balsamiche (menta), lievemente canforose e di mela verde. Buono sviluppo gustativo con finale pulito, teso e compatto che chiude con sicurezza.

Herrenberg auslese 2007 - Maximin Grunhaus
Lieve nota lattica, quasi burrosa, al naso, che rischia di frenare il vino su toni monocordi e poco distesi. Ci pensa l'acidità viva e vibrante del palato, tipica del Cru, a garantire scioltezza e bevibilità.
 
Eitelsbacher Karthauserhof auslese 2007 – Karthauserhof
Approccio olfattivo accattivante per il primo intruso della degustazione (che si trova sempre nella Ruwer, a pochi km di distanza da M.Grunhaus): lychee e lavanda, caramella al limone, note floreali e fruttate nitide, ricche e generose. Il vino mantiene comunque una gradevolissima eleganza di fondo: fresco, cristallino e aggraziato.
 
Karthauserhofberg in febbraio
Zeltinger Sonnenuhr auslese 2007 - Selbach Oster
Il secondo intruso proviene dalla Mosella Centrale, da Zeltingen, zona più calda.
Floreale e mieloso, al naso indugia su note fruttate suadenti. Attacco carezzevole e affusolato, sviluppo grasso con note di confettura di frutti gialli, chiusura armonica con residuo zuccherino ben bilanciato dalla freschezza acida.
 
 
 
Torneremo presto con un approfondimento sul Palatinato (Pfalz).
 
Vittorio Barbieri
 

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